Locali di ricarica delle batterie dei carrelli elevatori

Quale azienda di produzione o commerciale oggi non dispone di un carrello elevatore adibito al trasporto interno di materiali ingombranti?...

Quale azienda di produzione o commerciale oggi non dispone di un carrello elevatore adibito al trasporto interno di materiali ingombranti? Ormai si tratta di un’attrezzatura presente un po’ ovunque.

Negli anni i carrellini a trazione elettrica hanno sostituito quelli più grandi spinti da motori diesel. Sicuramente i vantaggi per l’ambiente, in quanto a emissioni nocive, sono stati rilevanti, ma quanti si sono finora soffermati sulla pericolosità del luogo destinato alla ricarica delle batterie?

I luoghi nei quali si effettua la ricarica delle batterie, che normalmente sono al piombo o al nichel cadmio, si trovano o esternamente, in genere sotto tettoie, ma più spesso internamente, dislocati in una o più parti del capannone industriale.

Durante la fase finale della carica, o durante la carica troppo rapida delle batterie al piombo o al nichelcadmio, si verifica la dissociazione elettrolitica dell’acqua che produce idrogeno e ossigeno, i quali, liberati in atmosfera, creano una miscela esplosiva, quando la concentrazione di idrogeno nell’aria supera il 4%.

Per quanto riguarda le batterie da trazione, delle quali ci stiamo occupando in questa newsletter, la normativa di riferimento è la EN 50272-3. Per le batterie stazionarie, delle quali ci occuperemo in una newsletter nei prossimi mesi, si fa riferimento alla EN 50272-2.

Tali norme indicano come calcolare sia la portata d’aria di ventilazione necessaria, sia la superficie delle aperture di ventilazione.

Portata d’aria 

La portata d’aria per evitare la formazione di atmosfera esplosiva va calcolata con la seguente formula:

Q= 0,05 n Igas Crt / 1000

Dove

Q= portata d’aria di ventilazione in m3/h

n= numero di elementi della batteria

Igas= corrente che produce il gas (mA/Ah)

Crt = capacità nominale della batteria in Ah

Le informazioni necessarie al calcolo devono essere fornite dal produttore delle batterie.

Ovviamente, se nel locale vi sono più batterie, la ventilazione totale sarà la somma delle singole portate d’aria. 

Superficie delle aperture di ventilazione 

Per garantire la portata d’aria di cui al paragrafo precedente, devono essere predisposte delle aperture con una sezione minima calcolata in questo modo:

A= 28 Q

Dove

A= sezione delle aperture in cm2

Q = portata d’aria in m3/h

La superficie non deve essere ingombra da eventuali ostacoli che possano limitare la circolazione dell’aria.

Classificazione della zona pericolosa

Le zone di pericolo sono classificate secondo la norma EN 60079-10-1, che viene richiamata nella EN 50272-3.

In ogni caso, secondo la norma EN 50272-3, la zona nelle immediate vicinanze della batteria è classificata come Zona 1, per una distanza “d” pari a 0,5 metri.

Se si procedesse a calcolare la distanza “d”, secondo il metodo di calcolo della CEI 31-35, probabilmente la distanza risulterebbe essere maggiore.

In linea di massima, essendo la EN 50272-3 una norma europea, non ci sarebbe la necessità di ampliare la distanza d della Zona 1, ma per andare in direzione della sicurezza, il nostro consiglio e comunque di affidarci alla Guida CEI e considerare uno spazio maggiore attorno al pacco batterie, in particolare verso l’alto, essendo l’idrogeno un gas leggero.

Apparecchiature 

Al fine di prevenire le esplosioni nei locali batterie è quindi necessario:

• dotare i locali di aperture di ventilazione previste dalla norma EN 50272-3 e, se questo non fosse possibile, di prevedere una ventilazione forzata;

• installare in Zona 1 componenti elettrici di tipo Ex 2G, marcati CE ai sensi della Direttiva ATEX 94/9/CE.