L’utilizzo di prese elettriche negli impianti con presenza di atmosfera esplosiva

La filosofia impiantistica in genere, ed in particolare quella destinata ad ambienti con pericolo di esplosione, considera, oltre alla...

La filosofia impiantistica in genere, ed in particolare quella destinata ad ambienti con pericolo di esplosione, considera, oltre alla normale progettazione per la realizzazione dei processi produttivi, quali possono essere le necessità per una corretta gestione e manutenzione dell’impianto nel suo insieme: la gestione e manutenzione del processo produttivo e la tenuta a giorno di tutte le “Utilities” che concorrono alla funzionalità del processo produttivo.

Per queste ragioni il progettista, oltre alle componenti civili, meccaniche e di processo, studia e verifica che le apparecchiature siano in grado di operare in continuità e nei modi previsti nella logica processuale.

Una delle tante componenti degli impianti industriali o degli ambienti con pericolo di esplosione sono le prese di corrente.

Normalmente, al fine di garantire la possibilità di operare nella piena sicurezza e senza dover intralciare le zone operative con cavi elettrici provvisori, il progettista considera il posizionamento orografico delle prese di corrente in modo tale da permettere le operatività con cavi di lunghezze tali da non provocare intralcio.

Per questo motivo negli impianti sono previsti più sistemi di prese di corrente quali:

  1. Circuiti prese luce, tipo monofase + PE, da 16 o 20A, con tensione variabile in funzione dei livelli di tensione previsti nella località di realizzazione dell’impianto (es. in Italia si avranno prese luce a 240VAC, mentre nei paesi arabi si avranno prese luce a 208VAC e così via). La dislocazione orografica di queste tipologie di prese luce copre usualmente un raggio di 25 ÷ 30 metri. 
  2. Circuiti prese di sicurezza, tipo monofase + PE, da 16A, con tensione da 12VAC sino a 230VAC. La dislocazione orografica di queste tipologie di prese di sicurezza è in funzione della criticità funzionale delle apparecchiature di processo e, quindi, viene definita dal progettista congiuntamente con il processista e il sistema di sicurezza.
  3. Circuiti prese forza motrice, tipo trifase + PE o trifase + N + PE, da 32A o 63A, con tensione variabile in funzione dei livelli di tensione previsti nella località di realizzazione dell’impianto (es. in Italia si avranno prese FM a 400VAC, mentre nei paesi arabi si avranno prese luce a 415VAC e così via). La dislocazione orografica di queste tipologie di prese luce copre usualmente un raggio di 50 ÷ 60 metri.

Esistono altre tipologie di prese, per funzioni specifiche dedicate, quali, ad esempio, prese di potenza, tipo trifase + PE o trifase + N + PE, da 63A o 125A, con tensione variabile in funzione dei livelli di tensione previsti nella località di realizzazione dell’impianto (es. in Italia si avranno prese FM a 400VAC, mentre nei paesi arabi si avranno prese luce a 415VAC e così via), per l’alimentazione di filtropresse per la bonifica degli oli dei trasformatori di potenza, grosse saldatrici, compressori e per tutte quelle apparecchiature di tipo portatile che possano essere utili nella manutenzione e/o messa a giorno dell’impianto di processo. 

La scelta di Cortem Group è stata quella di utilizzare equipaggiamenti standard di mercato optando per l’impiego di interruttori automatici magnetotermici di tipo industriale, al fine di dare al manutentore la possibilità di reperire parti di ricambio sul mercato e di non dover dipendere da Cortem per l’eventuale sostituzione dell’interruttore. 

È noto che gli interruttori sono adatti ad operare in condizioni normali di esercizio, quindi ad aprire e chiudere la corrente (nominate termica “Ith”), ma che sono altresì costruiti per essere in grado di interrompere la corrente di corto circuito derivante da un guasto franco tra le fasi o verso terra “Icu”. 

Gli interruttori del tipo industriale sono realizzati in accordo alla normativa IEC/EN 60947-2, con un ciclo operativo “O-t-CO”, dove “O” sta per Open, “t” sta per tempo di intervallo tra l’intervento e la chiusura successiva e “CO” sta per Open-Closed, ovvero, in caso di guasto l’interruttore prima apre automaticamente e poi, dopo un tempo “t” variabile in funzione della presa in carico dell’intervento, l’operatore opera la funzione di “C” ovvero richiude l’interruttore, e, se la causa di guasto permane, automaticamente l’interruttore si riapre “O”. 

In questo caso, l’interruttore potrebbe ancora essere in grado di aprire e chiudere in presenza della corrente nominale, ovviamente dopo l’eliminazione della causa di guasto, ma non sarà mai più in grado di proteggere l’utenza a valle in caso di corto circuito, rendendola di fatto non più protetta.

Questa è sostanzialmente la motivazione che ha portato Cortem Group a scegliere di installare nelle sue prese delle serie EPC1…/ EPRC1...  e serie FSQC-…, interruttori di tipo industriale e non ad adottare interruttori incapsulati in esecuzione ‘Ex de m’ che non potrebbero essere sostituiti in modo tempestivo e con aggravio di costi.

Cortem Group, per gli ambienti con pericolo di esplosione, per Zone 1-2-21-22, secondo norma IEC/EN 60079-14, produce tre serie di prese di corrente rispondenti alle norme di riferimento IEC/EN 60079-0, IEC/EN 60079-1 e IEC/EN 60079-31, adatte per una temperatura superficiale massima come da certificati specifici: prese serie PY, serie EPC1…/ EPRC1... e serie FSQC.

Data pubblicazione: 16/05/2017

Argomento: Approfondimento