La storia dei modi di protezione - Parte IV - Dalla seconda metà del XX secolo ai giorni nostri

In Europa, il processo di armonizzazione delle normative ha aperto una fase nuova nello sviluppo tecnologico e, a tutti gli effetti, può essere considerato un successo del processo di integrazione dell’Unione Europea. La nascita della CEE, l'istituzione dei comitati tecnici CENELEC e CEN, la prima normativa ATEX 94/9/CE e poi la nuova normativa ATEX 2014/34/UE...ripercorriamo insieme le ultime tappe che hanno portato ai giorni nostri ad avere un quadro normativo armonizzato a livello europeo.


di Andrea Battauz, R&D Project Engineer di Cortem Group

Premessa

Nella seconda metà del ventesimo secolo in molti dei paesi industriali e in via di industrializzazione gli apparecchi elettrici idonei all’uso in atmosfere potenzialmente esplosive erano soggetti ad una legislazione diversa da quella riguardante i dispositivi industriali generici. La procedura di immissione sul mercato di un dispositivo industriale usualmente consisteva nella dichiarazione di conformità alla normativa vigente da parte del fabbricante, che se ne assumeva la responsabilità. Nel caso specifico dei dispositivi per zone classificate a rischio di esplosione vennero nominati dal governo degli Stati degli enti amministrativi che garantivano la conformità a uno standard come soggetto terzo rispetto al fabbricante. Questo approccio era presente sia in Europa che nel Regno Unito.

La CEE: Comunità Economica Europea

La Comunità Economica Europea, indicata sinteticamente con CEE, vide la sua costituzione con i trattati di Roma del 1957 grazie ai Paesi fondatori: Italia, Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Germania. Nei decenni successivi ai sei membri iniziali si aggiunsero altre nazioni arrivando alle 27 attuali [1]. La CEE tramite la firma di numerosi trattati modificativi ha assunto la struttura attuale di Unione Europea con il trattato di Lisbona del 2007.

Lo scopo iniziale della comunità economica europea era quello di eliminare gli ostacoli al libero scambio delle merci tra i Paesi aderenti. 

Nel settore degli apparecchi idonei all’uso in atmosfere potenzialmente esplosive oltre ai dazi e agli altri strumenti di carattere economico, a costituire una barriera era proprio la diversità tra le legislazioni tecniche nazionali.

L’armonizzazione della normativa nella Comunità Economica Europea

Nell’ottica di avvicinare le normative nazionali per poi successivamente andare a sostituirle con uno schema comune, gli organismi europei indicati per la normazione furono il CENELEC per la parte elettrica e il CEN per la parte meccanica. Nei diversi paesi i modi di protezione utilizzati e sviluppati a partire dalle applicazioni in miniera si basavano su concetti comuni come il contenimento dell’esplosione (Ex-d), la segregazione (Ex-p, Ex-o, Ex-q) e la limitazione di energia (Ex-i). 

Ai comitati tecnici CENELEC/TC31 e CEN/TC305 fu dato il compito di esaminare le differenze tra le normative nazionali per apparecchiature idonee all’uso in atmosfere potenzialmente esplosive. 

Un processo non facile visto che, anche se i concetti di base erano i medesimi, le diverse filosofie costruttive erano spesso celate nei dettagli. A titolo di esempio, in Germania l’ingresso del cavo in custodie antideflagranti avveniva tramite custodie di connessione a sicurezza aumentata. In Gran Bretagna si utilizzava il sistema antideflagrante mentre in Francia potevano essere usati degli ingressi cavi speciali direttamente nelle custodie antideflagranti. 

Altrettanto difficile fu trovare il punto d’incontro nella classificazione in zone degli impianti, processo che ebbe inizio con la IEC 79-10 pubblicata nel 1972. Nel decennio compreso tra il 1967 ed il 1977 videro la luce gli standard europei per le apparecchiature di settore con la pubblicazione della serie di norme EN 50014-50019.

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Il vecchio ed il nuovo approccio delle Direttive Europee


Possiamo in particolare dividere in due momenti l’attuazione di questo processo.

In un primo lasso temporale ventennale, dal 1976 al 1997, le direttive facevano esplicito riferimento alle normative e ai metodi di protezione che potevano essere utilizzati. Si annoveravano tra queste le direttive riguardanti il materiale elettrico destinato all’uso in luoghi con pericolo di esplosione dal codice 76/117/CEE al codice 97/53/CE. Sorse però evidente che lo strumento legislativo della direttiva faticasse a tenere il passo con lo sviluppo tecnologico. Quest’ultimo risultava essere più veloce dei processi burocratici atti all’emanazione di una direttiva e il suo successivo recepimento presso gli stati comunitari.

Il secondo periodo dell’armonizzazione normativa ebbe inizio con la direttiva 94/9/CE del 23 marzo 1994 con il preciso scopo di porre rimedio a questa problematica.

La direttiva 94/9/CE in ossequio al cosiddetto “nuovo approccio” sancì il concetto che nella direttiva fossero elencati esclusivamente i requisiti di salute e sicurezza mentre venissero demandati alla normativa i requisiti tecnici atti a garantire la regola dell’arte. 

L’evoluzione tecnica poteva essere meglio seguita da uno strumento, quello della normativa, caratterizzato da cicli di aggiornamento decisamente più brevi rispetto ad una direttiva di carattere transnazionale.

Nella figura sono rappresentati il marchio comunitario Ex introdotto con la direttiva 76/117/CEE e il marchio CE nel nuovo approccio.

La Direttiva Atex e la situazione attuale delle normative europee

Con il nuovo millennio siamo entrati definitivamente nel nuovo approccio delle direttive europee. Il 30 giugno 2003 entrava in vigore per le apparecchiature la direttiva 94/9/CE [2] mentre il primo luglio 2006 diventava obbligatoria per gli impianti classificati a rischio esplosione la direttiva 1999/92/CE [3].

Per arrivare ai giorni nostri va, infine, menzionata la direttiva con codice 2014/34/UE, la nuova direttiva ATEX attualmente in vigore per le apparecchiature. Sul lato della normativa nei primi anni 2000 la serie di normative EN50014…EN50039 ha lasciato spazio alle normative EN60079-… di derivazione IEC [4].

Contestualmente all’aggiornamento delle apparecchiature ai nuovi standard normativi, sulle targhette delle apparecchiature è avvenuto il cambio di marcatura nella prima parte dell’acronimo del modo di protezione passata da EEx- a Ex-. [5]

Conclusioni

In Europa il processo di armonizzazione delle normative ha aperto una fase nuova nello sviluppo tecnologico e, a tutti gli effetti, può essere considerato un successo del processo di integrazione dell’Unione Europea.

Seguendo un percorso analogo è nato lo schema IECEx che nelle sue intenzioni vorrebbe estendere il principio di armonizzazione normativa su una scala più ampia, coinvolgendo l’intero mondo. Ad oggi lo schema IECEx viene accettato solo in alcune nazioni ma rappresenta una fonte importante d’ispirazione anche dove esiste una specifica norma nazionale. 

Note e riferimenti bibliografici:

[1]il numero si aggiorna con il passare degli anni

[2]conosciuta ai più come la direttiva ATEX sulle apparecchiature

[3]conosciuta ai più come la direttiva ATEX sui luoghi di lavoro, in questa direttiva è presente il concetto di classificazione in zone delle diverse aree dell’impianto

[4]le ultime normative di questa serie, di codice EN 50018, EN 50017 ed EN 50015, hanno cessato la presunzione di conformità nel 2010, si veda la: Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea C20/16

[5]EN 50014-1998               27.5 c).