Perché avviene un'esplosione

LA COMBUSTIONE Innanzitutto dobbiamo sapere che generare un’esplosione non è, almeno dal punto di vista teorico, una cosa molto semplice....

LA COMBUSTIONE

Innanzitutto dobbiamo sapere che generare un’esplosione non è, almeno dal punto di vista teorico, una cosa molto semplice. La combustione è un processo rapido di trasformazione da energia chimica in energia termica. Chimicamente i fenomeni di ossidazione, di combustione e di esplosione sono reazioni esotermiche, la cui unica differenza tra le tre è la velocità di reazione. Affinché la reazione avvenga è necessaria la presenza contemporanea di tre componenti fondamentali:

• il combustibile - sotto forma di gas, vapori, polveri;

• il comburente - ossigeno presente nell’aria;

• l’energia di accensione - di tipo elettrico o termico.

L’insieme di questi tre componenti è quello che viene definito Fire Triangle ovvero triangolo del fuoco o, più correttamente in italiano Triangolo della Combustione (fig. 1). Una volta che la reazione è stata innescata, il risultato può essere una combustione lenta, una fiamma veloce o un’esplosione, a seconda di come viene liberata l’energia esotermica.  

MINIMA ENERGIA DI INNESCO 

La presenza delle tre componenti del triangolo della combustione non è comunque ancora sufficiente per causare un incendio o un’esplosione. Infatti, devono essere rispettate determinate caratteristiche affinché si verifichi un tale evento. Innanzi tutto la miscela costituita dal combustibile e dal comburente deve avere un rapporto di miscela che deve essere compreso tra limiti ben determinati. Il rapporto di miscela è la quantità di comburente, espressa in massa o in volume, associata all’unità di massa o di volume del combustibile. In secondo luogo l’energia di accensione, misurata in Joule, deve superare un determinato valore di soglia che è diverso per ogni sostanza. In pratica l’energia di accensione altro non è se non una scintilla causata da qualche fenomeno elettrico, come quelle che avvengono, ad esempio, all’apertura dei contatti di un interruttore. 

Per ogni sostanza infiammabile è possibile tracciare una curva, come quella illustrata in figura 2.2, che indica la caratteristica di innesco, dalla quale si determina la minima energia di innesco, chiamata M.I.E. (Minimum Ignition Energy), al di sotto della quale è impossibile l’innesco della miscela.

LIMITI DI ESPLOSIVITÀ

Analizzando il grafico di figura 2 si nota che esistono due limiti di concentrazione della miscela oltre i quali non è possibile avvenga l’esplosione:

1. all’abbassarsi della concentrazione di combustibile nella miscela la quantità di energia richiesta per l’innesco va mano a mano aumentando, fino al punto in cui l’innesco non può avvenire per mancanza di combustibile. Tale punto viene detto limite inferiore di esplosività, L.E.L. (Lower Explosive Limit); 

2. all’aumentare della concentrazione di combustibile l’energia richiesta per l’innesco aumenta in modo analogo a quanto avvenuto al punto precedente, fino al punto in cui l’innesco non può avvenire per mancanza di comburente. Tale punto viene detto limite superiore di esplosività, U.E.L. (Upper Explosive Limit). 

A titolo di esempio nella seguente tabella (tabella 2.1) riportiamo i M.I.E., L.E.L. e U.E.L. di alcune sostanze. Altre due caratteristiche delle sostanze infiammabili sono importantissime per determinare il loro grado di pericolosità e per classificarle. I due parametri sono il Flash Point o Temperatura di infiammabilità e la Temperatura di accensione, dei quali abbiamo parlato diffusamente nella newsletter di marzo 2011.

SORGENTI DI INNESCO

La sorgente di innesco più comune è costituita dagli archi e dalle scintille provocate normalmente da aperture o chiusure di contatti, ad esempio, di interruttori, teleruttori ecc. Le scintille possono comunque essere provocate talvolta anche da morsetti allentati o da elettricità statica accumulata su parti in plastica, come custodie di apparecchiature. L’energia necessaria ad innescare una miscela esplosiva è veramente bassa. Si pensi che per innescare una miscela aria idrogeno sono sufficienti 20 microjouls, che sono l’energia di una scintilla prodotta da una corrente di 20 mA con una tensione di 10 V per la durata di 0,1 millisecondi. Come sappiamo la maggior parte delle apparecchiature elettriche supera questi valori nel corso dell’utilizzo normale. L’obiettivo da raggiungere è quello di evitare la possibilità di produrre archi o scintille che possano innescare la combustione o, ove questo non fosse possibile, di fare in modo che queste non vengano a contatto con la miscela esplosiva.